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Tech Mobility: dall’elettrico alla guida autonoma

La stretta relazione tra auto, economia, ambiente e società è una realtà ormai indiscutibile. Anzi, il settore Automotive è sempre stato stimolato ed incentivato a spingere le proprie ricerche verso la salvaguardia della sicurezza, del benessere e della qualità della vita delle persone. Ma il ruolo chiave che il settore oggi ricopre, impone alle aziende non più di pensare soltanto in ottica di ritorno economico, piuttosto di rivolgere il proprio interesse verso pratiche di responsabilità da adottare sia all’interno dei processi produttivi, sia nei confronti degli Stakeholder che della collettività nel suo complesso.
Per la crescita e il mantenimento del proprio business, la prospettiva ambientale diventa quindi un elemento imprescindibile, infatti i maggiori player stanno scommettendo sul futuro green della mobilità.

Tra gli indubbi vantaggi dell’elettrico troviamo la riduzione delle emissioni inquinanti, la riduzione dell’inquinamento acustico e la manutenzione ridotta: essendo presenti meno parti in movimento, queste risultano meno soggette a malfunzionamenti o rotture.
Semplificando, possiamo suddividere le automobili “green” in quattro categorie: le ibride, che sono da più tempo sul mercato, grazie anche a Toyota che a fine anni novanta con la Prius ha iniziato la commercializzazione e la diffusione di questo tipo di motorizzazione. Al motore termico è affiancato un motore elettrico che permette al veicolo di viaggiare a zero emissioni per pochi chilometri ed è utile soprattutto nelle fasi di avvio, come quelle che si possono trovare nei contesti cittadini.
Le ibride plug-in, a cui è stata aumentata la capacità della batteria ed è stata data la possibilità di ricarica da una presa.
Le elettriche con autonomia estesa (Erev) invece, sono spinte da un motore elettrico ma a bordo hanno anche un motore termico che serve per ricaricare la batteria ed estendere l’autonomia raggiungibile dal veicolo.
Per finire, arriviamo all’elettrica 100%: la vera auto a zero emissioni, spinta da un motore elettrico alimentato da una batteria.

La direzione intrapresa dalle case automobilistiche, come abbiamo già accennato, è legata all’alimentazione del veicolo in termini di sostenibilità, ma anche il tema della sicurezza rappresenta una nuova sfida.
Partendo dall’assunto che l’anello debole della sicurezza delle strade è l’uomo, si sta lavorando a tecnologie che lo assistano alla guida con l’ambizioso obiettivo di arrivare a sostituirlo completamente.
Il percorso evolutivo dei sistemi di guida assistita inizia già con l’invenzione di ABS e ESP, che oggi vengono montati di serie su tutte le vetture disponibili in commercio, continuando fino allo sviluppo di nuove tecnologie come la frenata di emergenza autonoma, il sistema di correzione allo sbandamento, il controllo adattivo della velocità, il sistema di monitoraggio dei punti ciechi, l’assistenza durante il traffico e il parcheggio assistito. Alla base di tutti questi sistemi (ADAS, Advanced Driver Assistance System) ci sono una serie di sensori come telecamere, radar e sensori a infrarossi che raccolgono dati, i quali vengono gestiti da software che monitorano l’intera vettura.

Un appoggio consistente per la diffusione sul mercato di queste nuove tecnologie viene data dalle istituzioni che finalmente, almeno per quanto riguarda l’Unione Europea, hanno raggiunto un accordo provvisorio sul regolamento sulla sicurezza stradale, che a partire dal 2022 renderà obbligatorie nuove tecnologie di sicurezza nei veicoli europei per proteggere passeggeri, pedoni e ciclisti.

Un altro elemento fondamentale per lo sviluppo stesso e la diffusione su larga scala di queste importanti innovazioni è la rete internet: la tecnologia Smart e l’essere connessi sempre e ovunque sono sulla buona strada per diventare un trend consolidato anche per le auto, ma per arrivare al punto in cui queste possano essere considerate connesse al 100%, sarà necessaria una rete completamente nuova capace di supportare l’incredibile quantità di dati inviati tra un’auto, i veicoli che la circondano, il semaforo che controlla il loro flusso e i passeggeri.
Per molti operatori del settore, il 5G è visto come la dorsale di una trasformazione in cui le industrie automobilistiche e delle comunicazioni si intersecano.
L’adozione del 5G viene attestata lenta ma costante per cui il futuro del settore Automotive sembra ormai riassumibile in due parole: guida autonoma.

Innanzitutto è opportuno precisare che esistono diversi livelli di automazione, la SAE International Automotive ne distingue infatti cinque:
livello 0, ovvero nessuna automazione, livello 1 (guida assistita), in cui sono presenti dei supporti ma soltanto sotto forma di alert visivi o acustici, livello 2 (automazione parziale), quindi frenata assistita e frenata di emergenza, livello 3 (automazione condizionata), dove l’auto è in grado di guidare da sola gestendo accelerazione, frenate e direzione mentre il pilota interviene in situazioni problematiche o laddove la guida autonoma non sia permessa o sia troppo pericolosa, livello 4 (alta automazione), che prevede la gestione autonoma di accelerazione, frenata, direzione e controllo traffico. L’automobile gestisce le tipiche situazioni dovute al traffico ed è in grado di guidare in completa autonomia, ma è possibile per il pilota riprendere il pieno e totale controllo dell’auto su richiesta ed infine il livello 5, (guida interamente autonoma) in cui la presenza del pilota è totalmente inesistente: l’auto guida esclusivamente in maniera autonoma gestendo completamente tutti gli aspetti tipici della guida e si occupa in autonomia di individuare il percorso da seguire, accelerare o rallentare in base alle condizioni di traffico o alle situazioni emergenti.
Le auto a guida autonoma (livelli 3 e 4) sono al momento in fase di collaudo: i test, iniziati in un primo momento in California con Waymo (di proprietà di Google), si stanno man mano diffondendo in tutto il mondo, anche Torino, essendo l’unica città italiana in possesso di un’antenna 5G, ha dato il via alla sperimentazione su strada di una vettura a guida autonoma.
Volkswagen ha iniziato quest’anno i test di guida autonoma di livello 4 nel traffico di Amburgo. Una flotta di cinque e-Golf, equipaggiate con scanner laser, telecamere, sensori a ultrasuoni e radar, circola in un tratto di tre chilometri nell’area di prova per la guida connessa e autonoma di Amburgo.
Le previsioni per la diffusione massiva di questi mezzi sono tante, fatto sta che tra progressi e battute d’arresto, dovremo attendere almeno fino al 2045 per vedere su strada le vetture di livello 5, almeno secondo Violeta Bulc, Commissario ai Trasporti dell’Unione Europea.

Ma sono tante le variabili da prendere in considerazione in questo processo di trasformazione. Per questo motivo, oltre a ingegneri, designers e tecnici del settore, troviamo anche figure come quella di quella di Melissa Cefkin, ricercatrice e antropologa del design presso il Nissan Research Center, nella Silicon Valley californiana.
Infatti, non sarà solo lo scenario metropolitano a cambiare, ma anche il modo in cui interagiamo e ci comportiamo quando siamo su una strada. E ogni realtà, ha le sue regole, i suoi usi. Per questo è necessario analizzare il comportamento delle persone, come camminano, guidano, interagiscono con l’ambiente. Le auto dovranno capire le differenze di comportamenti fra le diverse società, capire ciò che è giusto e cosa no, proprio partendo dalle peculiarità culturali.
Un’altra importante trasformazione riguarderà proprio il nostro modo di rapportarci al mezzo.
Se prima eravamo costretti a focalizzare la nostra attenzione interamente sulla guida, in un “contenitore” che si muove in totale autonomia avremmo tempo a disposizione per fare altro, di conseguenza cambierà il modo di ridefinire l’esperienza di bordo e di progettare gli interni delle vetture.

Alcuni esempi ci vengono forniti dalle novità presentate al CES 2019 di Las Vegas. Audi ha presentato una piattaforma da utilizzare con i visori di realtà virtuale, utile per intrattenere i passeggeri che, indossando un visore di realtà virtuale, esattamente come quello che si utilizza nei videogiochi, verranno proiettati in un mondo parallelo.
Nissan invece debutta con una nuova tecnologia denominata Invisible-to-Visible, o I2V. Questo sistema riunisce in un parabrezza intelligente la realtà aumentata e i dati trasmessi dal cloud: grazie ad una serie di sensori collocati internamente ed esternamente alla vettura, e a delle telecamere, proietta sul parabrezza elementi grafici che si trasformano in tempo reale. Una volta attivata la modalità driverless l’utente può conversare con un alter-ego virtuale o decidere di proiettare all’interno del proprio veicolo scenari personalizzati.

Probabilmente le auto del futuro assomiglieranno molto di più ad uno spazio domestico, rimpiazzando pedali e volante con sedili intelligenti che rilevano la nostra posizione, dimensioni e postura, climatizzazione personalizzata per ogni passeggero, schermi per infotainment. L’ambiente interno acquisterà finalmente un’importanza di rilievo per i passeggeri e non sarà più la superficie passiva su cui attendere la fine del viaggio. Le automobili si trasformeranno quindi da semplice mezzo di trasporto a vero e proprio spazio abitativo, costringendoci a reimmaginarne l’intero abitacolo.

Federica, ERRE GROUP

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